Parlare di danza, praticarla e portarla in scena: 3 attività difficili ed estremamente sfidanti in questo momento nel nostro Paese, soprattutto se portate avanti nel segno della qualità . Francesco Borelli però, il nostro amico Francesco, lo fa, e lo fa senza risparmiarsi: il suo “Dance Hall News”, on line da due anni e ripartito pochi giorni fa dopo un restyling completo, una delle riviste on line più seguite del settore, con più di 600.000 lettori raggiunti dalla sua nascita.
D: Francesco, com’è nata questa avventura? Come si inserisce questa esperienza nel tuo percorso personale e professionale?
R: Dance Hall News è nato perchè il fatto di voler scrivere fa parte della mia storia: mio padre era un giornalista, mia madre insegnava, mia sorella è una scrittrice.. quindi diciamo che in qualche modo era nell’aria. Io, da parte mia, ho voluto creare questa testata giornalistica perchè la danza la amo in ogni sua forma. Sono innanzitutto un ballerino, però la danza mi piace ballarla, mi piace insegnarla, mi piace parlarne e mi piace scriverne. Negli ultimi anni ho scritto anche per altre testate, per dei quotidiani di danza e per alcune testate cartacee, però volevo creare qualcosa di mio, che quindi avesse delle caratteristiche che potessero legare la tradizione (che si ritrova un po’ nell’oro e nel rosso e bordeaux del sito, i colori storici del teatro) con l’innovazione, che sta nel fatto che a parlare di danza sono persone che hanno piena consapevolezza di che cosa sia la danza e che non la conoscono solo in maniera teorica, ma che sanno cosa significa mettersi alla sbarra tutti i giorni, sudare e lavorare sul proprio corpo. E poi è bello poter parlare di danza con un occhio senza nulla togliere ai grandi che ci sono, di cui ho grandissima stima un po’ più giovane, perchè solitamente chi racconta la danza e chi ne parla ha un certo spessore artistico culturale (che va benissimo!) ma anche una certa età . Noi siamo tutti ragazzi con tanta voglia di raccontare questo mondo in una maniera un pochino più fresca e più nuova.. e devo dire che i risultati ci stanno dando veramente ragione. Quindi ad majora!
D: Dance Hall News però non è l’unico fronte su cui sei impegnato.. come riesci a conciliare un’attività così impegnativa con l’insegnamento e l’impegno in eventi e rassegne teatrali?
R: Non è¨ facile, e la fatica è immensa. Dance Hall News è una testata che propone contenuti quotidianamente, quindi tentare di avere sempre la situazione sotto controllo non è semplice. Questo infatti presuppone un impegno a 360 gradi, totale, ogni giorno. Commettiamo anche degli errori, inevitabilmente, perchè io poi purtroppo non posso dedicarmi ancora solo al giornale, ma ho l’insegnamento che oltre tutto mi piace moltissimo, poi ballo ancora, ho in agenda tante cose (l’organizzazione di eventi, grossi nomi di riferimento), quindi sicuramente gli impegni sono su tanti fronti e non a 360 gradi.. a 500 gradi! Come ce la faccio? Con l’impegno. Io sono sempre stato uno che ha creduto, ancora prima che nel talento, nell’impegno delle persone. Io penso che con l’impegno e con il sacrificio, che inevitabilmente c’è, si possa fare tutto. Non è facile, bisogna rinunciare a tante cose.. però la soddisfazione che ti dà il raggiungimento di un obiettivo, tra l’altro in un mondo difficile come il nostro, sinceramente è impagabile. Io ho anche la fortuna di avere accanto delle persone che mi aiutano, come Nicola Spizzico, come Beatrice Micalizzi, come Monica Boetti.. senza di loro veramente non riuscirei a fare tutto quello che faccio. Sono persone che ringrazio ogni giorno! Quindi, per rispondere alla domanda, direi impegno, sacrificio e tanta voglia di fare.
D: sappiamo (perchè di sicuro non mancheremo!) che il 26 settembre porterai in scena al Teatro Martinitt di Milano lo spettacolo “Tu che mi hai preso il cor”: di che progetto si tratta? A che tipo di spettacolo dobbiamo aspettarci di assistere?
R: “Tu che mi hai preso il cor” nasce come un evento da inserire all’interno di una mostra di danza che lo Spazio Kossuth è uno spazio museale nato a Città della Pieve in memoria del maestro Alexander Kossuth per il quale ho posato come modello per tantissimo tempo ha intitolato “Osa, Crea, Danza”, della durata di un anno, in cui abbiamo ospitato Luciana Savignano, Oriella Dorella, Rossella Brescia.. e che è stata Inaugurata dal Maestro Aldo Masella. All’interno di tutti questi eventi c’era anche “Tu che mi hai preso il cor”. Personalmente non credevo che lo spettacolo avesse un futuro, invece è stato inserito all’interno del festival “Dance Explosion”, di cui ho la direzione artistica, e che si terrà presso il Teatro Martinitt di Milano a fine settembre. Lo spettacolo è un viaggio all’Â’interno di quelle che sono tutte le varie sfumature dell’amore. Ci sono i testi di Alessia Borelli, che sono meravigliosi, la voce di Annarita Graziano, ci sarà allÂ’interno dello spettacolo una soprano che canterà il pezzo portante “Tu che mi hai preso il cor” e poi 9 ballerini, tutti professionisti, tutti molto bravi e anche molto diversi tra loro. Quindi bisogna aspettarsi un viaggio nelle mille sfumature dell’amore, nei vari stili della danza e anche nei vari stili della musica. Io, ripeto, non mi aspettavo, rispetto a “Tu che mi hai preso il cor”, questo riscontro.. non me l’aspettavo perchè credevo che non fosse, per com’è nato, uno spettacolo minimamente competitivo. Invece abbiamo emozionato, abbiamo reso felici tante persone.. e il viaggio non si fermerà qui perchè mi hanno chiesto lo spettacolo anche in teatri abbastanza importanti! Sono molto felice.. vedremo!
D: nel tempo sei riuscito a costruire rispetto alla danza una professionalità eterogenea e riconosciuta. Che consiglio ti senti di dare a chi ha questa ambizione e ci sta lavorando?
R:Io dico sempre una cosa, che poi è ¨ un po’ quello che dicevo prima: sono convinto, ma davvero convinto, che con l’impegno si arrivi dappertutto. Per impegno però non intendo solo dedicarsi a qualcosa.. va oltre. Sono sempre partito dal presupposto consapevole dei miei limiti, prima come ballerino e poi in altri contesti che l’impegno che mettevo in una cosa non fosse abbastanza, che dovevo fare di più. Mi spiego: se io sono riuscito a fare un develop’è a 130 gradi pensavo che dovevo farlo a 140, cioè sempre un pochino di più, senza mai accontentarsi. Questo però non significa vivere una carriera frustrante, perchè non è ¨ così: significa darsi completamente a un progetto, a un obiettivo e a un’ambizione. Io ho avuto la fortuna di riuscirci, e lo devo sicuramente al mio impegno che è ¨ quello che ancora oggi mi porta a realizzare nuovi progetti e ad avere “successo” in quello che faccio ma anche alla fortuna, perchè ho sempre incontrato sulla mia strada persone che hanno creduto realmente in me. A iniziare da Emanuela Grungo, in tempi non sospetti, e poi i danzator, i coreografi, i direttori delle compagnie dei teatri in cui ho lavorato, fino alle persone che ho coinvolto direttamente nei miei progetti. Secondo me quello che ci vuole è grande impegno, dedizione assoluta (perchè altrimenti non lo si raggiunge l’obiettivo), spirito di sacrificio.. e fortuna!